Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Il beato Dante
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 246, p. 3
Data: 16 ottobre 1955


pag. 3




   Un amico mi racconta che una suora, una degnissima suora ben munita di spirito tanto sacro che profano, prega ogni giorno con la speranza che la Chiesa si risolva a proclamare beato e santo il poeta Dante. A coloro i quali le fanno osservare che Dante non era farina da ostie e che tra i peccati capitali predilesse la lussuria e la superbia, l'ardita suora non si scompone e risponde:
   — Dante fu peccatore in gioventù, come accadde ad altri santi, ma negli ultimi anni pervenne alla grazia santificante perchè chi ha composto il Paradiso era indubbiamente ispirato da Dio medesimo e non avrebbe potuto scrivere gli ultimi canti se non fosse stato immerso, da vivo, nella luce della perfezione cristiana, cioè della vera santità. Quei canti sono così sfavillanti di luce soprannaturale e di superlativa carità che non possono essere l'opera di un semplice mortale e dunque siamo sicuri che il poeta fu inalzato anche prima della morte, al più alto cielo dei beati. E siccome egli è morto quasi subito dopo aver terminato il Paradiso possiamo esser sicuri che Dante era interamente purgato dalle colpe dell'età giovanile.
   Io non conosco questa coraggiosa suora ma le prometto pubblicamente di unire la mia povera preghiera alla sua perchè penso anch'io che un uomo, il quale ha consacrato il suo altissimo genio alla missione di ricondurre gli uomini a Dio e che sopportò una vita molto simile al martirio, merita di essere posto sugli altari per lo meno quanto una oscura fondatrice di uno dei tanti ordini religiosi femminili.
   Io pregavo già da molto tempo per implorare la beatificazione di Cristoforo Colombo e di Girolamo Savonarola; a questi due eroi della fede aggiungerò volentieri il nome di quell'apostolo ispirato e martire che fu il mio concittadino Dante Alighieri.
   Voglio ricordare, a proposito di lui, una notizia assai strana che pochissimi, credo, conoscono.
   Esistono nientemeno due leggi, votate solennemente dal Parlamento italiano in tempi ormai lontani, che riguardano Dante e che non furono mai attuate. Con la prima si istituiva una cattedra dantesca nell'Università di Roma: fu offerta a Carducci il quale la rifiutò o perchè non se ne sentisse degno, come disse, o perchè non volesse lasciare il caldo nido di Bologna. E la cattedra, per quanto so, rimase sempre scoperta. L'altra legge decretava che si inalzasse in una piazza di Roma un grande monumento nazionale al divino poeta ma credo che non si pensò neppure a bandire il concorso e così quel Dante, che per gli stranieri è il simbolo spirituale dell'Italia, non ha, nella capitale della Nazione, neanche un pezzo di pietra che lo ricordi.
   Visto, dunque, che Montecitorio non ha mantenuto, secondo il solito, quello che aveva promesso, io prego, insieme all'appassionata suora, perchè il Vaticano voglia presto mantenere quello che non promise mai.


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